giovedì 19 maggio 2011

Che osa diranno i vicini?

miei genitori erano sempre dietro a
Chiederlo
Naturalmente non mi importava un fico di
Che cosa diranno i vicini
Mi facevano pena i vicini
Codardi
che spiavano da dietro le
Tendine
L’intero quartiere si spiava
Addosso
E negli anni trenta non c’era molto
Da vedere
Eccetto me che tornavo a casa ubriaco
A tarda notte
finirai per uccidere tua madre”
diceva mio padre
e inoltre che cosa diranno
i vicini?”
quanto a me pensavo di comportarmi
assai bene
in un modo o in un altro
riuscivo a ubriacarmi
senza avere in tasca
il becco di un quattrino.
Un trucco che mi sarebbe tornato
Molto comodo
Più avanti
Negli anni.
A peggiorare le cose per i miei poveri
Genitori
Cominciai a scrivere lettere al direttore
Di un giornale a larga tiratura
Che, per lo più,
venivano pubblicate
E sostenevano tutte
Cause impopolari.
che cosa diranno i vicini?”
chiedevano i miei
genitori.
Ma le lettere producevano risultati
Interessanti – messaggi minatori
Incluse minacce di morte a mezzo posta.
Inoltre mi misero in contatto
Con certa gente stramba
Convinta che io credessi a
Tutto quello che scrivevo.
Ci furono incontri segreti
In cantine e solai
C’erano pistole
Patti
Discorsi.
Quelli erano i posti
Dove scroccavo da bere
A molte di quelle assemblee
Partecipavano i razzisti
Giovanotti tra
i 17 e i 23 anni
non vogliamo che i neri
ci fottano le donne!
Devono morire!”
Sfortunatamente
di donne
io non ne fottevo
proprio.
Tutti gli incontri iniziavano
Con il saluto sull’attenti
Alla bandiera
Che io giudicavo
Dannatamente
Infantile
Ma la maggior parte di quei giovanotti
Venivano da famiglie
Perbene
E dopo le assemblee
Io bevevo con loro.
Bevevo più che potevo
Mentre blateravano
Non ho mai aperto bocca
Ma non sembravano seccati
Ricordavano le mie lettere
E non sospettavano che
Fossero un trucco.
Non ero un essere umano
Decente
Ma certo non ero in combutta
Con ideologie
O gruppuscoli.
Mi ripugnava
L’intera idea della vita
E degli uomini
Ma era più facile
Scroccare Da bere Ai razzisti
Che alle vecchiette Nei bar:
non credo che tu sia davvero mio figlio” disse mio padre.
Che cosa diranno i vicini?” disse mia madre.
Poveri dannati patrioti pazzi illusi.
Dopo che mi cacciarono Di casa
Gliela diedi su Alle assemblee
E andai a vivere da me In una catapecchia a Bunker Hill.
E i miei genitori non dovettero Più preoccuparsi
Di cosa avrebbero detto I vicini.

Charles Bukowski (1920-1994)

Nessun commento:

Posta un commento